Mi piacciono i dischi che suscitano forti emozioni. Mi
piacciono i dischi che costringono a prendere posizione, a scegliere da che
parte stare, che in nessuna maniera lasciano indifferenti e puntano dritto
all’estremo coinvolgimento dei sensi. Dischi che regalano un’esperienza unica e
totale, che non fanno sconti e impongono a chi li ascolta un rapporto
esclusivo. Puoi tanto amarli quanto odiarli dischi così, di certo lasciano in
te un segno indelebile. Se li ami è perché resti affascinato dai loro suoni, dai
loro colori, dalla loro atmosfera; se li odi è perché ti mettono all’angolo e ti
costringono a fare i conti con te stesso. Vanno in profondità per raggiungere
anche le corde più nascoste del tuo intimo. Quando tutto ciò si avvera, come
nel caso in questione, la fascinazione che ne deriva è per me pressoché
immediata!
Paolo Saporiti,
autore milanese giunto, con questo, al quinto album, non è nuovo ad accadimenti
del genere. Due anni fa L’ultimo ricatto
era apparso l’estremo atto di libertà di un artista intento ad esprimere la sua
creatività senza vincoli, alla ricerca di un proprio linguaggio che gli
permettesse di esplorare le infinite possibilità offerte da un uso non comune
della voce spinta al limite di un’avanguardia sonora magistralmente diretta dall’incontro
con Xabier Iriondo (Afterhours). Il
passo è ora definitivamente compiuto e la consapevolezza raggiunta da Saporiti
nell’utilizzo sia dei propri mezzi vocali che della sua abilità compositiva concretizza
un percorso che trova qui la massima espressione.
Evidentemente spinto da una gran voglia di comunicare e
dall’esigenza di eliminare ogni possibile barriera tra sé e l’ascoltatore,
Saporiti sceglie, per la prima volta, di comporre in italiano. Ci troviamo così
di fronte ad un artista che si mette completamente a nudo e vive in prima
persona l’ansia di amare e di farsi amare, il desiderio di annularsi e rinascere
nell’altro, sempre combattuto tra due poli che lo attraggono e lo respingono
allo stesso tempo. Non si risparmia in questo continuo gioco degli opposti e da
ciò deriva la forza con cui comunica i suoi sentimenti. Questa dualità è
rispecchiata sia dai testi, sempre contraddistinti da notevole eleganza formale
e capacità immaginifica, sia dalla musica, sottesa tra la mai sopita indole
cantautorale e la prorompente tensione sperimentale, il cui linguaggio è
risolto in una modalità unica e assolutamente originale. L’intesa raggiunta con
Iriondo, chiamato anche questa volta ad arrangiare i brani e a rivestirli di
suoni, è il valore aggiunto che rende unica la temperie del disco: insieme i
due sanno piegare la forma canzone secondo il loro volere e calibrano con
estrema precisione ogni intervento, sempre funzionale e coerente, senza mai scadere
nel noise fine a se stesso. Saporiti dimostra perciò di avere le idee molto
chiare e qui raggiunge la sua piena maturità artistica.
Tracklist:
Come venire al mondo
Io non ho pietà
Cenere
Sangue
Come Hitler
L’effetto indesiderato
Ho bisogno di te
Erica
In un mondo migliore
Caro Presidente
P:S:
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